Parte prima
4. Le terapie mente-corpo nella riabilitazione reumatologica

4.c Il Qi Gong

Indice dell'articolo

Ciò che è a riposo è facile da afferrare,
ciò che ancora non si manifesta è facile da gestire,
ciò che è fragile è facile da rompere,
ciò che è sottile è facile da disperdere.
Òccupati delle cose mentre non sono ancora presenti,
ordina le cose mentre non sono ancora in disordine.
Un albero che puoi appena abbracciare
nasce da un germoglio sottile come un capello,
una torre di nove piani
comincia con un mucchietto di terra.
un Viaggio di mille miglia
comincia con il terreno sotto i tuoi piedi.

Tao Te Ching, cap. 641

Introduzione

Studia il non sapere, prosegue il Tao Te Ching: la nostra natura intrinseca, il nostro “volto originario” è velato dall’accumulo dei “nomi”, dalla moltitudine dei concetti che distinguono e separano il flusso della realtà. Questi saperi sono praticamente utili nei loro specifici contesti, ma se cediamo all’illusione della loro verità, se scambiamo la rappresentazione per realtà, cadiamo in errore.

Il ricorso ai concetti base della filosofia tradizionale cinese e ai testi tradizionali permette l’accesso alla comprensione dei fondamenti teorici del Qi Gong (QG) e della pratica a esso correlata: il “non sapere” non è una mancanza; essere lenti e delicati durante la pratica, ricercare progressi graduali ma saldi e non affannarsi a voler sapere tutto e subito, questi i precetti della disciplina. Il QG non è una terapia d’urto e si potrebbe dire che lo scopo di tale pratica non è quello di guarire malattie, ma piuttosto quello di far divenire esperti a cogliere la propria vera personalità, la propria essenza.

Parlare di QG significa, dunque, toccare concetti tramandati da antiche scritture, lontane nel tempo e originarie di luoghi culturalmente molto diversi dal nostro.

Alla luce di tali presupposti, sarà quindi necessario tentare di spiegare il QG, quale “arte” ideata per dare salute, tentando di avvalorare una maggiore scientificità del metodo, che dev’essere in grado di dimostrare i suoi benefici secondo riconosciuti criteri di valutazione scientifica.

Cenni storici

La Tab. 1 sintetizza tremila anni di storia, evidenziando le tappe fondamentali, le testimonianze, i personaggi e i testi che hanno contribuito allo sviluppo delle Ginnastiche Mediche Cinesi (GMC) — espressione moderna per definire il QG — e favorito la loro applicazione in ambito clinico.

Epoca Yao (ca. 1000 a.C.)

Sviluppo di danze rituali per il miglioramento della salute (cfr. Annali delle Primavere e Autunni, cap. sulla «musica antica»).

Epoca Zhuo (770-221 a.C.)

Prime iscrizioni su oggetti in bronzo e pendenti in giada. Dagli scritti di Lao Tze e Chuang Tze emerge la coscienza dell’azione fisio-regolatrice delle pratiche sullo stato bio-energetico dell’organismo.

Epoca Han occidentale (III sec. a.C.)

- Nella tomba n. 3 di Mawangdui a Changsha (Hunnan) sono ritrovate le prime illustrazioni del Dao Jin corredate di descrizione delle posizioni o degli esercizi raffigurati.
- Redazione del Classico di medicina interna dell’imperatore Giallo: primo testo di medicina con indicazioni relative a esercizi fisici per la salute.
- Compilazione dello Shang Han Lun e degli esercizi di Xing Yi che mimano il movimento di cinque animali associati alla cura di precise malattie.

Epoca Jin orientale (265-420)

Compilazione del Ba Pu Zi, dove si pone attenzione al ruolo della respirazione, veicolo del Qi, nel mantenimento della salute.

580-780

Compilazione del Trattato generale sulla eziologia e sintomatologia delle malattie di Chao Yunfang, delle Prescrizioni che valgono mille pezzi d’oro di Sun Simiao, dei Segreti medici di un ufficiale di Wang Tao; tutti descrivono pratiche di GMC per la salute.

Epoca Ming (1368-1644)

Compilazione dello Studio sugli otto meridiani curiosi e del Manuale di agopuntura e moxibustione, che trattano le GMC nella regolazione dello stato bio-energetico del medico per migliorarne l’azione terapeutica.

Tabella 1 — Origini e tappe evolutive delle GMC.

Ai tempi della Prima rivoluzione borghese e della nascita della Repubblica Cinese (1911) alcuni intellettuali ripresero con particolare interesse lo studio e la pratica degli esercizi tradizionali del QG, che vennero ulteriormente sistematizzati e standardizzati con la formulazione di un enorme numero di nuove manovre e metodiche, allo scopo di trovare una scala di applicazione più ampia.

Al secondo dopoguerra del Novecento risale l’introduzione delle GMC nelle strutture sanitarie pubbliche: nel 1955 venne fondato un “sanatorio di Qi Gong” nella città di Tangshan (provincia dello Hebei); nel giugno 1957 venne fondato l’“ospedale principale di Qi Gong” a Shanghai; nell’ottobre 1959 il ministero della Salute pubblica della Repubblica Popolare Cinese indisse il primo convegno nazionale per gli “scambi nell’esperienza del Qi Gong” a Beidaihe (provincia dello Hebei).

Durante la Rivoluzione culturale (1966-77) il QG fu ufficialmente proibito e qualsiasi interesse verso questa pratica scoraggiato, ma, conclusasi la parentesi rivoluzionaria, la disciplina tornò a essere considerata un valido campo di ricerca nello sviluppo delle capacità fisiche e mentali dell’uomo.

A seguito di tali esperienze e riconoscimenti, la pratica terapeutica del QG si è diffusa capillarmente in tutto il territorio cinese. Nel 1978 sono state avviate, negli ospedali universitari di Shanghai e di Pechino, le prime ricerche sull’applicazione clinica della metodica nel trattamento di sindromi dolorose croniche, dell’ipertensione arteriosa, dell’asma bronchiale e della neurastenia.

Nello stesso periodo (intorno alla metà degli anni Settanta) si assiste alla diffusione anche in Occidente di questi esercizi utili per il mantenimento della salute e per la prevenzione e la cura di talune malattie, anche grazie all’apertura delle più prestigiose università cinesi agli studenti stranieri.

La pratica

Tradurre l’espressione Qi Gong è cosa certamente non facile né immediata. Per meglio comprenderne il significato conviene adottare il metodo di osservazione cinese, interpretando gli ideogrammi che lo compongono.

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Figura 1 — Ideogramma del Qi Gong

L’ideogramma di sinistra (Qi) nella parte inferiore raffigura un pugno di riso, nella parte superiore i vapori dello stesso riso che salgono al cielo; nell’idea di Qi, dunque, vi sono i due momenti complementari del nutrimento: l’alimentazione (il riso) e la respirazione (il vapore), elementi necessari per la vita e vitalità dell’individuo.

Nell’altro ideogramma (Gong), il radicale di sinistra raffigura uno strumento usato in agricoltura, quindi si riferisce in senso traslato al lavoro, all’allenamento, alla pratica; il radicale di destra rappresenta un tendine e un muscolo in attività.

Pertanto, Qi Gong è il “lavoro sul Qi”; l’allenamento, la pratica che permette l’attivazione del Qi. Praticare QG significa lavorare con l’energia vitale, imparare a controllare la sua distribuzione nel corpo e, in esso, il suo fluire, allo scopo di migliorare la propria salute e ristabilire un rapporto armonico e sinergico tra mente e corpo.

È un dato acquisito e necessario considerare l’essere uomo come un’unica realtà, dove corpo e mente non siano più due entità distinte, ma complementari e interdipendenti. Con questa premessa si può identificare il denominatore comune di tutte le metodiche definite di “mente-corpo”, di tutte le discipline esperienziali e meditative, nella costruzione di un percorso di conoscenza personale. In tale ottica, il QG, allenamento corporeo, energetico, respiratorio, emozionale e mentale, può essere oggi impiegato in contesti d’intervento nel campo della salute, in ambito sia preventivo che curativo-riabilitativo.

È da precisare che, a oggi, esiste una miriade di esercizi di QG, ma è opportuno riferirsi al patrimonio tradizionale delle tre principali scuole, taoista, buddista e confuciana. In migliaia di anni, infatti, ciascuna di queste scuole si è diversificata in varie sottoscuole, che, viste l’enorme estensione del territorio della Cina e le difficoltà nel mantenere i contatti tra loro, hanno spesso preso un indirizzo del tutto singolare, sganciandosi talora, parzialmente o totalmente, dal filone originario e in alcuni casi percorrendo vie esoteriche o fantasiose.

Tutte le tecniche si possono generalmente raggruppare in 2 categorie:
- Qi Gong attivo;
- Qi Gong passivo.

Il Qi Gong attivo o dinamico (Dong Gong) rappresenta il movimento più esterno (Wei Ja), che è di natura Yang, attiva, ma tiene sempre in considerazione la sua complementare natura Yin, passiva: lo scopo è di arrivare a praticare un movimento esterno in uno stato mentale rilassato e silenzioso; in tal modo si acquisisce una maggiore consapevolezza di esecuzione.

Nel Qi Gong passivo (Jing Gong), che rappresenta il movimento interno (Nei Ja), il corpo è apparentemente immobile e il Qi viene controllato e veicolato con precise tecniche di concentrazione, visualizzazione, respirazione e mantenimento posturale. Si tratta di una pratica esternamente di natura Yin, ma di natura Yang interna, in quanto sono le attività mentali a seguire da vicino i vari flussi e le trasformazioni del Qi.

Semplificando, nel QG attivo il corpo si muove, mentre nel QG passivo sta fermo; tuttavia, le due categorie non sono affatto rigide: in accordo con la teoria di equilibrio Yin-Yang, quiete e movimento sono princìpi relativi, e non assoluti.

Il concetto base delle pratiche riferibili alla Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è quello di ricercare l’equilibrio tra Yin e Yang nonché, attraverso specifiche tecniche (Qi Gong, ma anche Tai Ji Quan2, agopuntura, farmacopea e dietetica cinesi), di applicare tali princìpi alla vita di tutti i giorni o alla gestione della sintomatologia di varie condizioni cliniche. Parafrasando i testi antichi: nel movimento ricerca la quiete, nella quiete sii vigile e attento.

Caratteristiche della pratica del Qi Gong

La pratica del QG agisce su livelli solo apparentemente distinti, ma in realtà profondamente interconnessi e interdipendenti.

Controllo della postura

  1. Postura distesa
  2. Postura seduta
  3. Postura in piedi

Controllo della respirazione

  1. Respirazione naturale
  2. Respirazione lunga e breve
  3. Metodo del conteggio respiratorio
  4. Respirazione addominale (naturale; retrograda; bloccata con pausa tele-espiratoria; bloccata con pausa tele-inspiratoria)

Controllo mentale e concentrazione

  1. Controllo di Dan Tian
  2. Controllo di Dan Tian e Yong Quan
  3. Apertura e chiusura

Esercizi fisici

  1. Liu Zi Jue (6 ideogrammi e 6 suoni)
  2. Yi Jin Jing (esercizi di trasformazione dei tendini)
  3. Ba Duan Jing (8 pezze di broccato)

Tabella 2 — Livelli di azione del QG.

Controllo della postura. Un corretto posizionamento del corpo permette un’efficace esecuzione delle varie sequenze di esercizi proposte; per la MTC una postura scorretta impedisce una buona circolazione di Qi e di sangue.

Le posture principali sono 3, ognuna delle quali prevede delle sotto-posture:

  1. postura distesa: in posizione supina o sul fianco;
  2. postura seduta: in posizione seduta sullo sgabello o a terra con le gambe incrociate;
  3. postura in piedi: prevede più possibilità di posizionamento delle braccia.

La postura eretta (Zhang Zhuang) è certamente la più importante, in quanto integra tutti gli elementi di postura, rilassamento, respirazione e permette di ottenere ottimi risultati in termini di equilibrio e di rafforzamento muscolare, soprattutto a livello degli arti inferiori e dell’addome; inoltre è quella in cui si pratica meglio l’allenamento mentale (Yi Gong) che il QG passivo (Jing Gong) propone. Gli occhi possono essere chiusi, anche se nella fase iniziale dell’esercizio conviene tenerli aperti.

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Figura 2 — Postura eretta, Zhang Zhuang.

Nella postura eretta l’allineamento della colonna vertebrale è funzionale al rilassamento e alla distensione della regione lombare.

Le posture distesa e seduta, utili per imparare i movimenti respiratori e sviluppare una migliore capacità di equilibrio posturale, risultano più adatte in caso di convalescenza, malattia o stato di debilitazione. Bisognerà evitare che il paziente, soprattutto nelle posizioni distese, si addormenti, precisando che nel QG il rilassamento viene eseguito sempre in forma attiva e presente.

Controllo della respirazione. Il controllo della respirazione è, insieme al controllo del mantenimento posturale, fondamento del QG interno, specialmente nelle sequenze statiche proprie dello Zhang Zhuang (esercizi definiti anche “della quiete e del rafforzamento”).

Secondo la MTC, attraverso la respirazione si elimina il vecchio e s’introduce il nuovo: il polmone, organo predisposto a tale funzione, viene immaginato come un mantice che attiva il “fuoco organico” dell’individuo, generando quell’energia che, distribuita in tutto il corpo, consente il mantenimento della vita.

Varie le metodiche di respirazione che possono essere utilizzate; qui di seguito le principali:

  1. respirazione naturale: consiste in un respiro naturale, usuale, gentile e lento, associato a rilassamento dell’intero organismo; si usa per acquietare i pensieri e allontanare le tensioni sino a raggiungere una sorta di naturale serenità interiore;
  2. respirazione lunga e breve: si esegue forzando lievemente la respirazione naturale, allungando o accorciando gli atti respiratori allo scopo di veicolare Qi respiratorio (Tian Qi) al Dan Tian inferiore, centro energetico importantissimo situato a livello addominale (cfr. § «Controllo mentale e concentrazione»);
  3. metodo del conteggio respiratorio: s’inspira lentamente e, contando mentalmente gli atti respiratori, si conduce Qi al Dan Tian;
  4. respirazione addominale: consiste semplicemente in un aumento dell’escursione respiratoria diaframmatica, con conseguente riduzione dell’uso della muscolatura respiratoria accessoria (muscoli scaleni, intercostali interni, intercostali esterni) e nell’aumento della contrazione ed espansione addominali in corrispondenza d’inspirazione ed espirazione. Si distinguono vari tipi di respirazione addominale:
    • respirazione addominale naturale (respirazione secondo corrente);
    • respirazione addominale retrograda (respirazione contro corrente);
    • respirazione addominale bloccata con pausa tele-espiratoria;
    • respirazione addominale bloccata con pausa tele-inspiratoria.

Alcuni tipi di respirazione tra quelli elencati prevedono una contrazione addominale che non coinvolge solo i muscoli addominali propriamente detti, ma anche quelli del diaframma pelvico e del diaframma urogenitale, e i muscoli sfinteri anale e vescicale volontari. Durante questo movimento muscolare e durante i movimenti respiratori che a esso si accompagnano occorrerà dunque portare l’attenzione sulla contrazione di tutti i gruppi muscolari coinvolti (metodica del sigillo).

Controllo mentale e concentrazione. Consiste nel condurre l’attenzione e il pensiero in alcune zone o punti del corpo, su alcune funzioni organiche (respirazione, battito cardiaco), su parole o concetti (cfr. qui di seguitola metodica dei “6 ideogrammi e 6 suoni” nel § «Esercizi fisici») o su oggetti situati nell’ambiente circostante. Le metodiche, scelte in accordo con gli obiettivi da conseguire e con le caratteristiche fisiche del paziente, si pongono come finalità quella di coordinare postura e respirazione attraverso un controllo continuo di tali funzioni, che, una volta divenute acquisite e naturali, permetteranno una migliore circolazione e veicolazione del Qi organico. Alcune di tali metodiche sono:

  1. controllo di Dan Tian: secondo il pensiero cinese è il metodo per coltivare la respirazione fetale. Presuppone la concentrazione sul Dan Tian inferiore (Fig. 3) secondo le modalità già esposte a proposito dei vari tipi di respirazione;
  2. controllo di Dan Tian e Yong Quan: si attua con una respirazione molto profonda, ma dolce e pacata, dove, durante l’inspirazione, si dovrà dirigere il Qi al Dan Tian inferiore, poi, espirando dopo una breve pausa, al punto Yong Quan (situato in corrispondenza delle linee di unione del III anteriore e del III medio della pianta del piede tra il II e il III osso metatarsale); dopo una breve pausa espiratoria, s’inspira nuovamente, riportando il Qi da Yong Quan al Dan Tian;
  3. apertura e chiusura: detta anche “respirazione corporea”: al termine della fase inspiratoria, una volta raccolti il Qi respiratorio e quello dell’intero organismo nel Dan Tian, dopo un breve intervallo s’inizia a espirare distribuendo e diffondendo Qi dal Dan Tian all’intero organismo.

Le metodiche di “concentrazione mentale” sul Dan Tian si possono eseguire anche senza l’uso della respirazione controllata, lavorando sui punti (gli stessi utilizzati in agopuntura), col medesimo scopo di attivarne la funzione con finalità terapeutiche e preventive.

L’espressione Dan Tian significa letteralmente “campo del cinabro”. Compito del QG è di stimolare, mediante la combinazione di posture, respirazione e controllo mentale, la produzione di un “elisir”, il cinabro appunto (in cinese, Dan), capace di mantenere attivi l’equilibrio e lo stato energetico, per favorire la salute e la longevità.

I “campi di cinabro”, secondo la tradizione cinese, sono molteplici, ognuno con le sue peculiarità (Fig. 3); possono essere stimolati tramite pratiche mediche (agopuntura) o metodiche di QG che ricorrono alla “concentrazione mentale”.

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Figura 3 — Dan Tian principali e punti di repère per la loro localizzazione.

I Dan Tian principali sono:
- Dan Tian superiore: corrisponde a Yintang, agopunto fuori-meridiano, localizzato tra le due ali sopraccigliari sopra la radice del naso. Si tratta di un punto capace di regolarizzare l’attività mentale e nel quale, secondo la MTC, risiede il controllo del movimento, del respiro e delle attività sedative. Altri sostengono che il Dan Tian superiore corrisponda agli emisferi cefalici e, soprattutto, alla funzione neuroendocrina dell’ipofisi.
- Dan Tian mediano: è collocato in mezzo al torace, in corrispondenza della zona intorno al punto Shanzhong, che, secondo la MTC, regolarizza il Qi di milza e stomaco e promuove la produzione e la distribuzione dell’energia acquisita; l’attivazione del punto fortifica la respirazione addominale e le funzioni digestive, e mobilizza le energie di tutti gli organi e i visceri.
- Dan Tian inferiore: si localizza 3 pollici sotto l’ombelico in corrispondenza del punto Guanyuan. Si tratta del punto più utilizzato per la pratica di “concentrazione mentale” relativa alla discesa del Qi respiratorio. Secondo la MTC, il suo utilizzo promuove la respirazione addominale e le funzioni respiratorie generali, attiva la circolazione energetica nei meridiani e quella ematica nei vasi sanguigni, fornisce le energie innate e quelle acquisite.
- Dan Tian dorsale: corrisponde all’agopunto Mingmen (letteralmente, “porta della vita”), il quale, secondo la MTC, governa le energie congenite e il “fuoco ereditario” corrispondente alla sorgente attivatrice di tutti i fenomeni metabolici dell’organismo. Tradotto, corrisponderebbe alla funzione neuroendocrina surrenale.

Esercizi fisici. Appare chiaro che il QG non è soltanto un esercizio fisico che può essere svolto con intensità, frequenza e durata differenti e adattato alla situazione di salute o malattia o alle caratteristiche personali del paziente, ma che si tratta di un insieme integrato di allenamento corporeo, energetico, respiratorio, emozionale e mentale.

Le forme di esercizio fisico che possiamo ritrovare nelle varie scuole di QG dinamico (Dong Gong), sia cinesi che occidentali, ricoprono un numero praticamente impossibile da determinare. Di seguito sono elencate solo quelle che appartengono alle metodiche tradizionali, descritte in maniera sintetica ponendo l’attenzione sull’aspetto d’integrazione mente-corpo-filosofia.

  1. Liu Zi Jue (6 ideogrammi e 6 suoni): metodica molto antica, già menzionata negli Annali delle Primavere e Autunni di epoca Ming (1368-1644) e nel trattato medico Zheng Tun Dao Cang, che analizza le caratteristiche terapeutiche dei “6 suoni” associati ai Cinque Elementi della MTC (fuoco, terra, metallo, acqua, legno) e sottolinea l’effetto preventivo e l’efficacia degli esercizi che li vedono abbinati alla respirazione profonda, alla meditazione e al movimento. I “6 ideogrammi e 6 suoni” si eseguono allo scopo di ottimizzare l’equilibrio psicofisico e vengono svolti coordinando 4 aspetti fondamentali nell’esercizio stesso:
    • esecuzione di un movimento fisico;
    • attraverso la mobilizzazione di ossa, articolazioni, muscoli, tendini e tessuti si determina l’apertura dei meridiani delle zone interessate, si regolarizza il Qi del movimento/elemento e dell’organo corrispondenti al meridiano;
    • visualizzazione mentale del percorso del meridiano: attraverso un’adeguata “concentrazione mentale” si determina una sorta di attivazione biologica dei tessuti attraversati dal meridiano, allo scopo di promuovere la circolazione di Qi nel meridiano stesso e, così, agire sull’organo correlato e sul movimento d’appartenenza (movimento come elemento);
    • vocalizzazione del suono: attraverso la produzione di una specifica vibrazione si riescono a stimolare la circolazione del Qi nell’organo, nel meridiano, nei tessuti a cui si riferisce, e le funzioni a essi correlate all’interno del movimento (come elemento).
  2. Yi Jin Jing (esercizi di trasformazione dei tendini): come suggerisce l’analisi del nome (Yi, “rafforzare”, “riscaldare”, “trasformare”; Jin, “tendine”; Jing, “metodo”), ha lo scopo di rafforzare tendini e muscoli deboli o flaccidi; è una sequenza ancora oggi utilizzata in Cina per mantenersi in forma e come esercizio terapeutico per i pazienti in convalescenza. I movimenti dello Yi Jin Jing sono allo stesso tempo vigorosi e gentili e la loro attuazione comporta un’unità di forza e di volontà.
  3. Ba Duan Jing (8 pezze di broccato): serie di 8 esercizi che si fa risalire all’epoca Song (960-1279). Si tratta di una tra le metodiche classiche della scuola taoista. Il richiamo al numero 8 è da intendersi come implicito riferimento agli 8 trigrammi corrispondenti agli 8 punti cardinali della bussola cinese, i quali rappresentano allo stesso tempo l’esatta posizione fisica, mentale e spirituale che ogni uomo, ciclicamente, percorre nel corso della sua esistenza. Ampia e difficoltosa sarebbe la spiegazione di tale teoria, dunque ci limitiamo a dire che ogni esercizio, eseguibile sia in posizione seduta che in piedi, fa riferimento al carattere del trigramma corrispondente.

Il Qi Gong nel rapporto tra arte e scienza

È opportuno a questo punto chiedersi se il Qi Gong sia una forma d’arte o di scienza. Assai probabilmente i cinesi risponderebbero “entrambe”: un’arte, in quanto basato su regole ben precise che coordinano movimento, postura e respirazione, manifestando così grazia e armonia nel gesto visibile; una scienza, in quanto pratica risultante da secoli di esperimenti, ricerche e confutazioni di errori. Ma anche filosofia, che pone la spiegazione teorica del fluire del Qi nel funzionamento del QG.

Approcciarsi in maniera scientifica al QG significa ricercare risultati misurabili e riproducibili che soddisfino i paradigmi occidentali, tentando tuttavia di non svalutare le risposte cinesi più tradizionali, in un’ottica di complementarità tra i due modelli.

Probabilmente l’unico modo d’inquadrare in modo scientifico le possibilità terapeutiche del QG è dare nuovi contenuti al concetto di Qi, premesso che lo stesso termine Qi mal si piega a una banale e univoca traduzione (ad esempio, la comune traduzione “energia” risulta inappropriata se si considera che il Qi non è misurabile oggettivamente, come lo è la grandezza a cui lo si vuole omogeneizzare) giacché portatore di un concetto, quello, come si è visto, suggerito dal corrispettivo ideogramma cinese.

Si è detto che il Qi Gong come “lavoro sul Qi” necessita di una particolare concentrazione attiva su punti del corpo ben precisi o durante l’esecuzione dei movimenti richiesti in relazione all’esercizio fisico proposto, risultato di un appropriato stato di rilassamento, di una precisa respirazione, di una postura mantenuta e adeguata; un lavoro di questo tipo permette una serie di connessioni che creano unità fra tutte le componenti di natura Yin (organiche, strutturali) e di natura Yang (psichiche, emozionali) proprie dell’essere umano, che in queste condizioni potranno comunicare tra loro (enterocezione) ed essere così maggiormente coscienti dell’ambiente esterno (esterocezione). Tale rapporto di comunicazione (interno-interno e interno-esterno) produce inevitabilmente uno scambio di informazioni tra i vari sistemi e, di conseguenza, una modulazione continua della risposta finale, data dalla percezione globale risultante (propriocezione) dalle informazioni esterocettive ed enterocettive integrate. Tutto nell’individuo è pertanto in movimento, anche quando l’esterno è apparentemente statico, condizione, questa, definita nel QG “vuoto apparente” (Wu Wei); tale movimento (Nei Ja) è percepibile sia dal paziente, che apprende attraverso la pratica del QG, sia dal terapista esperto e si esprime tramite un ritmo ben preciso, che può essere modulato e controllato nella pratica costantemente seguita dal terapista. Fondamentale, in ambito terapeutico, è osservare nel paziente quei cambiamenti che forniscono una fonte d’informazione sullo stato del Qi in quel preciso momento e osservarne evoluzioni e mutazioni.

Qi, dunque, come funzione vitale che consente uno scambio di informazioni ritmicamente adeguato tra i vari correlati anatomici (biochimica e biomeccanica) e psichici (volontà umana, qualità del sonno ecc.), preposto a una più efficiente risposta del sistema globale mente-corpo; correlati che possono essere misurati, modulati e controllati da un’équipe multidisciplinare secondo criteri scientifici occidentali, senza togliere importanza alla base filosofica tradizionale della MTC.

Qi Gong e riabilitazione reumatologica

Al malato reumatico, un paziente complesso per le disabilità e le turbe emotive create dalla cronicità della malattia, si adatta un trattamento terapeutico-riabilitativo che vede un approccio multifattoriale e a lunga scadenza, sia sulla sintomatologia specifica che su quella aspecifica tipiche della patologia evidenziata, dove l’intervento dovrebbe essere il più precoce possibile.

Le caratteristiche del QG sopra elencate fanno sì che, in una scelta multidisciplinare, esso sia in grado di offrire tutti gli strumenti necessari a un approccio terapeutico che possa essere progettato, in collaborazione diretta col reumatologo di riferimento, in modo personalizzato e centrato sulle condizioni psico-fisico-sociali del paziente.

Inoltre il QG, una volta instaurato un rapporto diretto tra operatore e paziente e una volta superata la fase acuta della sintomatologia associata alla patologia, offre l’opportunità al paziente di avere un ruolo attivo e responsabile nella gestione della propria condizione, in quanto, non appena avrà appreso le basi della metodica, sarà in grado di svolgere tutti gli esercizi, sia attivo-dinamici (Dong Gong) che passivo-statici (Jing Gong), in maniera autonoma senza restrizioni ambientali o temporali.